Volontà o Accidentalità

Il terremoto del 1980 resterà per sempre negli annali di Napoli

Palazzi in fiamme, 5000 morti. Una vera Apocalisse. Napoli restò per giorni attonita ad osservare le sue ferite Poi si riscosse. Da quel disastro una nuova dignità prende corpo e cresce, una compostezza che nasce da una disperazione contenuta, da un dolore vero Non ci fu un furto, non ci fu un solo atto di sciacallaggio.

Allora Napoli conobbe il silenzio.

Da allora il suono incessante dei clackson che l’aveva infestata da sempre smise. Da quella sciagura Napoli rinacque a nuova vita: si ripulì, fece funzionare i suoi musei, si riempì di turisti, chiuse il centro storico al traffico, con Via Toledo che cominciò a prendere le sembianze di una fifth avenue, splendida di luci, ricca di negozi di lusso.

Volontà o Accidentalità

Da queste e da molte altre osservazioni scaturì l’ipotesi che tutto lo spazio che nell’uomo non è occupato dalla volontà deve essere occupato dall’accidentalità. L’accidentalità è sempre un pagamento, l’indicazione di una guarigione, ma involontaria.
Il pagamento volontario, anticipato, è la scelta di un’umanità guarita. Il pagamento posticipato, involontario, è la scelta di un’umanità decaduta che paga attraverso l’accidentalità, la casualità… nel tempo.

L’uomo così com’è non ha una volontà, ha soltanto l’accidentalità.

La sua razionalità può portarlo soltanto ad un destino già disegnato, già designato, da cui non può deragliare…

Nel momento in cui la volontà non funziona, l’accidentalità prende il sopravvento Chi realizza questo cerca una Scuola per poter ritornare al potere dell’attenzione, per fare tutto il cammino a ritroso per disseppellire la volontà sepolta. Una Scuola che ‘ricordi’ che abbia un sistema per eliminare scorie ed inquinamenti, che sa la strada per ritornare alla fonte, per riacquisire la padronanza di se stessi… la volontà… il ‘sogno’! Solo pochi realizzano la necessità di una ‘scuola’ speciale, solo pochi tra i pochi hanno le qualità per poterla incontrare.

L’uomo ha barattato la volontà con l’accidentalità.

Chi realizza questo cerca una Scuola per poter riconquistare la volontà, l’integrità perduta.

Dietro ogni insegnamento si nasconde quell’unica vera Scuola che indica il ritorno all’integrità. C’è bisogno di una Scuola che ‘ricordi’, che conosca la strada per ritornare alla fonte, per riacquisire la padronanza di se stessi… la volontà… il ‘sogno’! Questo è l’esodo.
Quando un uomo è colpito da un disgrazia, da un incidente o un fallimento, come gli ebrei trascinati in schiavitù a Babilonia, si chiede come prima domanda: come mai? Le lamentazioni di Geremia iniziano con la parola ‘ekah’ che significa, come mai?
Ma l ‘improvviso ha sempre bisogno di una lunga preparazione Solo il nostro sonno ipnotico, la nostra distrazione cronica, ci impediscono di vedere i mille segnali premonitori che hanno a lungo preannunciato quegli eventi; soprattutto ci impediscono di vedere le volte che remiamo contro noi stessi, le attività di autosabotaggio che continuamente si producono dentro di noi.

Così come siamo, senza volontà né attenzione, facciamo ancora parte di quella fascia di uomini che pagano solo se costretti… attraverso l’accidentalità. Gli stati emozionali di un uomo sono in verità eventi in cerca di un’occasione per verificarsi e diventare visibili.
Non c’è nulla che un uomo possa incontrare, non c’è un evento che possa materializzarsi e raggiungerlo senza che prima, consapevolmente o inconsapevolmente, abbia attraversato il suo essere, la sua psicologia.

Il mondo è connesso alle nostre emozioni, alle nostre passioni, ai nostri pensieri.

Essi sono la cinghia di trasmissione tra mondo interno e mondo esterno.

Attraverso la gestione delle emozioni, dei pensieri e di tutto quello che proviamo e sentiamo in un certo momento, cioè attraverso la padronanza dei nostri stati, abbiamo in mano il timone della nostra esistenza e possiamo imprimere una direzione al nostro destino. Ecco dove trova fondamento la concezione romana della fortuna e dell’homo faber contrapposta alla visione greca, medio-orientale, che rappresenta la Fortuna come una dea bendata che dispensa gli eventi in modo puramente casuale ed invia gli eventi secondo il proprio capriccio.

II lavoro che dobbiamo fare è ‘vedere’ che dietro gli eventi e poi dietro gli stati, ci siamo sempre noi.

Prima di qualunque soluzione viene il nostro cambiamento.

 


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