L’Economia dell’Immortalità

Conferenza ospitata dalla Commissione Europea

Bruxelles, 8 Ottobre 2009

 

Grazie al Presidente di EuReform, Steven Colin per avermi invitato, alla CE per aver ospitato questa conferenza e a Daniela Terrile per averla organizzata. L’idea di programmarla all’ora di pranzo è congruente con il mio scopo di darvi degli spunti di riflessione.

Sono qui per far parte della vostra associazione, con l’obiettivo comune di aumentare l’efficacia della Commissione Europea – un organismo così importante e vitale per l’Europa – e di portare a voi i risultati della ricerca.

So in anticipo che, dopo averle esposte, vi sarà difficile accettare la maggior parte dei risultati cruciali dei miei studi e delle idee e dei principi fondamentali su cui si basano. Ma lasciate che vi faccia una domanda:

Chi di voi può affermare di aver scoperto un’idea straordinaria durante tutto il corso della propria vita?

Chi si è imbattuto in qualcosa di così straordinario da poter gridare “Non ho mai sentito una cosa del genere prima d’ora”?

 

Un Idea che può Cambiare il Mondo.

 

Questo è il momento per dirvi qualcosa di più sul titolo di questa conversazione: L’economia dell’immortalità. Cosa significa immortalità? Perché parliamo di immortalità in una conferenza sull’economia?

Vi pongo un’altra domanda Quando avete pronunciato l’ultima volta la parola “immortalità”? Quando ha pronunciato l’ultima volta la parola “infinito”? O, ¨Assenza di Tempo¨? Or, ¨Eternità¨? Ve lo ricordate? Molto probabilmente, era in una profumeria. “Dammi una bottiglietta di Eternità; dammi Amore per sempre; dammi Immensità”. Poi, una volta comprato il profumo, ce ne dimentichiamo. Difficilmente pronunciamo queste parole per più di un paio di volte nella vita. Perchè? Perché sono parole estremamente potenti. Esse comportano un impegno tale che il solo pronunciarle produrrà un cambiamento nella nostra realtà. Cosa significa Immortalità? Qualcosa di molto semplice Significa Assenza di Morte Se la morte non esiste allora vi sarà l’immortalità Perché dobbiamo introdurre questo concetto nell’ economia?

l’economia dell’Immortalità

Finora, tutti i sistemi economici si sono interessati della sopravvivenza – dei bisogni primari delle popolazioni: cibo, alloggio, vestiario e riproduzione. Da questo punto di vista, l’economia di Neanderthal e l’economia di una società moderna e complessa sono essenzialmente le stesse.

La nuova economia dei prossimi decenni non si occuperà più della sopravvivenza o di come tenere in vita le persone per diversi decenni, ma dell’immortalità. Le nuove tecnologie e le nuove risorse hanno come obiettivo l’estensione indefinita di ogni vita umana. Questo è l’inizio di un’economia dell’immortalità del prossimo ventunesimo secolo.

Tutte le ideologie esistenti di destra e di sinistra sono superate e obsolete. Forze potenti provenienti dall’individuo e non dalla massa stanno costantemente riscrivendo i fondamenti della vita. Tu come individuo sei chiamato a creare, attraverso il tuo sogno, una nuova umanità e a ridisegnare dentro di te una nuova economia e un’epoca completamente nuova.

L’educazione tradizionale, le scuole e le università che conosciamo, non possono insegnare ai giovani a liberarsi da pensieri conflittuali, pregiudizi e idee obsolete, né insegnare a osare a sognare l’impossibile, a sconvolgere ogni limite mentale e ogni barriera interiore e a coltivare in se stessi un’indomabile passione per la grandezza. Per fare questo, dobbiamo nutrire nei nostri studenti l’idea dell’immortalità, abbattendo il preconcetto che la morte sia invincibile.

L’economia è il riflesso dell’Essere. Basta un frammento di eternità per evocare idee ampie e coraggiose e soluzioni inimmaginabili. La convinzione che la morte sia qualcosa di inevitabile è ciò che ci limita, è alla radice di ogni nostra costrizione ed ingabbia la nostra creatività. Ciò di cui abbiamo bisogno è l’idea dell’immortalità, mantenere questo principio presente nella nostra vita e liberarci così dalla prigionia del tempo.

La morte: l’industria leader mondiale

Quella che chiamiamo realtà è solo il riflesso dei nostri sogni, lo specchio dei nostri stati d’essere. Il mondo è così perché noi siamo così. Questo vale anche per l’economia a livello mondiale. La mente dell’uomo è conflittuale, la sua logica funziona per contrasti e la sua ragione è armata. Per questo conosciamo solo un’economia basata sulla sopravvivenza, abbiamo permesso alla morte di diventare l’industria leader del pianeta e l’architrave che sostiene la ricchezza delle nazioni. Dalla produzione di armi all’inquinamento ambientale, dalla produzione farmaceutica alla criminalità organizzata, uomini e nazioni sono al servizio dell’economia del conflitto e dell’economia del disastro. Tutta l’umanità è sul libro paga della morte.

Penso che questo convegno avrebbe dovuto svolgersi l’anno scorso, nel marzo 2008. Avremmo festeggiato i quarant’anni trascorsi da quando Robert Kennedy tenne il suo discorso alla Kansas University. Sarebbe stato molto istruttivo in questo anniversario leggere le sue parole e scoprire che a quarant’anni di distanza siamo ancora lì, interrogandoci sul progresso economico e su cosa fare per valorizzare l’economia, per trasformarla fin dalle sue radici e affrontare le emergenze planetarie. Lasciatemi leggere queste righe conclusive:

“Non troveremo né fine nazionale né soddisfazione personale in una mera continuazione del progresso economico, in un’infinita accumulazione di beni mondani. Non possiamo misurare lo spirito nazionale con la media del Dow Jones, né la realizzazione nazionale con il prodotto nazionale lordo. Il prodotto nazionale lordo comprende l’inquinamento atmosferico e le ambulanze necessarie per soccorrere i feriti sulle nostre autostrade. Conta le serrature speciali per le nostre porte e le carceri per le persone che le rompono. Il prodotto nazionale lordo comprende la distruzione delle sequoie e la morte del Lago Superiore. Cresce con la produzione di napalm e missili e testate nucleari…. Comprende… la trasmissione di programmi televisivi che glorificano la violenza per vendere prodotti ai nostri figli. E se il prodotto nazionale lordo comprende tutto questo, c’è molto che non comprende. Non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia del loro gioco. È indifferente alla dignità delle nostre fabbriche e alla sicurezza delle nostre strade. Non comprende la bellezza della nostra poesia, né la forza dei nostri matrimoni, né l’intelligenza del nostro dibattito pubblico, né l’integrità dei nostri funzionari pubblici… il prodotto nazionale lordo non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né il nostro apprendimento, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta, e può dirci tutto sull’America – tranne se siamo orgogliosi di essere americani”.

La stessa industria alimentare che si potrebbe pensare come la cosa più lontana dall’economia del disastro, invece, ne è parte integrante attraverso l’adulterazione alimentare e l’avvelenamento chimico. Il business della morte confina con l’industria alimentare, come dimostra anche il fatto che multinazionali alimentari come Kraft Jacobs Suchard e Barilla sono totalmente, o in gran parte, di proprietà di società come Philip Morris (tabacco) e la svizzera Oerlikon Buhrle (missili e carri armati). Lo stesso vale per l’industria sanitaria, quando scopriamo che all’interno di una delle più grandi società, la General Electric, i prodotti e i servizi della Divisione Sanità convivono con la produzione di una vasta gamma di sistemi e tecnologie per aerei da combattimento, trasporti militari, elicotteri e veicoli terrestri per le forze armate mondiali.

Oltre il PIL: vi illustro l”indice A-Mors

Lo scorso novembre 2007, la conferenza Beyond GDP ha indicato la necessità di parametri migliori e più completi del PIL, il prodotto interno lordo, per misurare il progresso delle società e fare analisi comparative tra le economie. La Commissione Europea sta studiando indicatori che tengano conto di altri aspetti della ricchezza di una nazione, come l’istruzione, la salute e i traguardi sociali e ambientali. Un programma delle Nazioni Unite ha elaborato un indice di sviluppo umano (Isu) per integrare il Pil con l’obiettivo di conoscere meglio lo stato reale della ricchezza di un’economia.

La nostra ricerca è partita dalla comprensione del vero significato di una delle parole più usate (e abusate): amore. Non abbiamo potuto trovare una definizione soddisfacente, finché non siamo stati illuminati dall’etimologia della parola italiana amoree dalla sua derivazione latina: “a-mors”, che significa assenza di morte.

La proposta della European School of Economics, finora inesplorata, è quella di elaborare un indice importantissimo, un parametro in grado di misurare il grado di a-mors delle società e delle economie del mondo. O, se preferite, quanto le economie avanzate si basano sul business della povertà, dei conflitti, della criminalità e di tutte le attività che fingono di combattere, compresa la medicina e la finta filantropia. E, come per la General Electric, dove possiamo conoscere dal bilancio ufficiale il fatturato e gli utili derivanti dalla sanità e dall’illuminazione, e quelli derivanti dalla produzione militare, sosteniamo lo sviluppo di un indice in grado di misurare quanto un’economia dipenda dalla morte e dai disastri sociali per produrre la sua ricchezza.

Questa consapevolezza faciliterà la riformulazione di una nuova economia,
il passaggio epocale da un capitalismo basato sui disastri
e un sistema economico miope che si occupa di sopravvivenza,
ad una illimitata, abbondante economia dell’immortalità.