Non possiamo vivere in Paradiso
senza esserne consapevoli
Si trasformerebbe all’istante in un inferno
Se non si coltiva efficacemente questa visione, non ne uscirete mai. A volte si apre uno strappo in questo tessuto impenetrabile e, come nel caso del giornalista del film “Network”, ci si ribella contro questi muri invisibili e, con un solenne gesto, si proclama il diritto alla libertà.
Tuttavia, il più delle volte questi momenti rimangono confinati in una superficialità disarmante. Ne è la prova il fatto che essi vengono rapidamente assorbiti nello stesso sistema da cui sono nati, masticati e digeriti dalle potenti fauci di questo incubo in cui ci sentiamo vittime spaventate.
L’unico vero peccato mortale che abbiamo marchiato sulla nostra pelle è il rovesciamento della realtà. Siamo i creatori di questo scenario, di questo paesaggio, di questo teatro dell’assurdo. Siamo i creatori smemorati di tutto ciò che accade intorno a noi.
Dal momento in cui realizziamo di essere in balia di un destino incomprensibile, andiamo in cerca di risposte, le stesse che non vogliamo vedere dentro di noi. Così, come dicevamo, cerchiamo qualcuno in grado di soddisfare i nostri desideri, un Dio da pregare e ci raccontiamo la storia di Aladino e del suo genio rinchiuso nella lampada.
Ma se facciamo attenzione e ricordiamo quei pochi momenti in cui ci siamo sentiti bene, perfettamente equilibrati, possiamo sperimentare qualcosa di importante: una pausa nello spazio-tempo.
Forse mentre ammiriamo un tramonto o un colore perfetto nel cielo, possiamo ricordare che, in quei momenti, viviamo in assenza di tempo. Comprendiamo ed esprimiamo il nostro stato d’essere in perfetta armonia. Diamo un significato speciale a ciò che sembra circondarci.
La materializzazione e la smaterializzazione…
la magia di ciò che appare, è legata a una proiezione dell’essere.
Tu sei colui che manifesta la parte materiale dell’essere e tutto questo avviene in assenza di spazio-tempo.
Al contrario, quando entriamo nel tunnel della temporalità, il mondo se ne va. Diventiamo schiavi di questa illusione e da creatori ci trasformiamo in esseri creati, abitanti di un mondo che ci contiene.
Il sonno della ragione genera mostri. Più precisamente, il nostro sonno trasforma un sogno in un incubo.
Ci muoviamo in questo stato d’essere e, sotto i nostri occhi, viene proiettata una rappresentazione olografica e ipnotica della realtà. Entriamo nella condizione di schiavi che perdono la consapevolezza di come realizzare il proprio sogno.
La volontà è lo strumento che permette al sogno di diventare realtà. Purtroppo è un desiderio inconscio, per questo ci troviamo in un mondo che non riconosciamo come nostro e ciò che si materializza intorno a noi è spesso l’opposto di ciò che vorremmo che fosse ma, in ogni caso, è sempre la manifestazione di un desiderio involontario e ciò è la prova della nostra capacità creativa.
Andiamo alla ricerca di libri su come viaggiare nello spazio e nel tempo,
della materializzazione e smaterializzazione delle cose.
Ogni pensiero è un veicolo che ci porta in un’altra dimensione ma, non essendone consapevoli, non riusciamo nemmeno a collegare i nostri pensieri e saltiamo da un veicolo all’altro, ci dimentichiamo e, non essendo noi a dirigere questo film chiamato realtà, essa diventa un insieme di eventi disarticolati, in contraddizione l’uno con l’altro.
C’è una consapevolezza che deve essere recuperata, una regia che contenga tutti gli eventi che accadono e, se riacquistiamo il potere sui nostri stati d’essere, possiamo riacquistare i nostri diritti d’autore e riconoscerci come creatori di tutto.
Perché indulgere? Smetti di aspettare che qualcosa dall’esterno venga in soccorso, ci aiuti o ci salvi.
Questo atteggiamento porta proprio nella direzione che vorremmo evitare: spalanca le porte dell’inferno con tutto il suo corollario di vecchiaia, morte, solitudine e tristezza, un peso doloroso, impossibile da sopportare.
I rimedi che abbiamo inventato per sfuggire al lavoro reale su sé stessi sono inutili anestetici, chiamati problemi di sopravvivenza, lavoro, un figlio che ci abbandona, un marito che scappa con una ventenne, malattie del corpo e dello spirito.
Si innesca un circolo vizioso che ci vuole marionette tirate da fili invisibili, quindi se abbiamo problemi di sopravvivenza ci rivolgeremo a una banca che ci porterà problemi ben più grandi, un lavoro che rischieremo sempre di perdere, relazioni che ci consumeranno fino a diventare l’esatto contrario e, infine, l’ultimo rifugio sarà la malattia e la morte.
Per questo non possiamo vivere in Paradiso senza esserne consapevoli
– si trasformerebbe all’istante in un inferno.
La nostra condizione, così come siamo ora in questo momento, è quella di essere in un mondo che non abbiamo creato. Viviamo in un luogo inospitale che rifiutiamo completamente.