Estratto dal Libro ‘La Scuola di Sabbia’
Per attraversare il deserto è necessaria una tecnica
È come attraversare le acque,
è un’ascesa (dell’essere)…
È un movimento verticale che solo pochi sono in grado di immaginare.
Da quell’altezza, tutto diventa semplice, tutto acquista significato, le cose vanno al posto giusto e il gioco è perfetto.
Ma attenzione all'”identificazione”, al non ricordo! Identificarsi significa dimenticare, perdere la piena autorialità di un sognatore, annullare sé stessi nel creato, diventare il sognato, ingannato dalle proprie creazioni, prigioniero delle ombre e in balia degli eventi.
La terra promessa non è un luogo da raggiungere, ma piuttosto una metafora del viaggio verso l’armonia.
In Chiusura di un estratto del mio nuovo libro – che si intitola il Regno del Qui e Ora: la Scuola di Sabbia. Il protagonista, dopo aver quasi perso la vita nel tentativo di attraversare il deserto, preso dal rimpianto e dall’amarezza per il viaggio intrapreso, si ritrova in una tenda ai margini del deserto, faccia a faccia con un essere magico e androgino.
Lo sentii dire”L’unica cosa reale che hai avuto dalla vita è il deserto.”
“No, questo non è vero!” Mi ribellai. Non so se gridai, sentii la mia voce risuonare come un eco dentro di me, per poi svanire nei recessi più profondi di me stesso.
Volevo credere che la mia famiglia, i figli e tutto ciò che rappresenta la mia vita fossero le “cose reali”, e che il pensiero di tornare da loro mi avesse sostenuto per superare quell’immenso oceano di sabbia. Ma nel profondo sapevo anch’io che non era così.
“L’abbandono della paura è il primo passo verso l’integrità, verso l’unità dell’essere”. le frasi del Dreamer costellavano quell’incredibile conversazione. “Nulla si costruisce sulla paura e nessuna intelligenza vi può essere aggiunta. L’assenza di paura è la prima legge del guerriero. La paura ti fa dipendere da un lavoro e ti costringe a cercare rifugio nella malattia e nella sofferenza come hai già fatto in passato”.
Negli ultimi giorni non esisteva nient’altro, eravamo solo io e il deserto.
So che prima di arrivare in quel accampamento ai margini del deserto ero già al sicuro. Ogni divisione era caduta, ogni debito pagato fino all’ultimo centesimo. Ero diventato una creatura di quel mondo. Solo allora quelle tende apparvero all’orizzonte.
Non c’è guerra più santa che “vincere se stessi”,
non c’è vittoria più grande del superamento dei propri limiti.
L’integrità è una guarigione dell’essere.
Richiede un capovolgimento di convinzioni secolari,
la trasformazione delle emozioni negative e dei pensieri distruttivi.
Il raggiungimento della padronanza di se stessi e del proprio corpo – sulla fame, sul sonno e sulla respirazione