Jam Session con Kristin

“Scrivi!”

Egli ha incalzato con un sussurro roco che ha tagliato sia il silenzio dell’alba che la mia concentrazione. Stavo fissando i suoi occhi e sentivo che stavo scivolando sempre più in profondità in un tunnel che, ironicamente sembrava non avere fine spalancandosi intorno a me. I suoi occhi erano diventati fessure, mentre puntava il suo sguardo verso di me, le sue pupille e l’iride sparivano del tutto nell’oscura fessura in cui stavo precipitando.

“Un giorno tutto questo ti accadrà, sentirai tutto quello che fai ora senza nemmeno guardarmi negli occhi, ma a comando”.
Me l’aveva già detto in precedenza, ma all’epoca non avevo certezza di quello che Egli diceva anzi ero sicura che si sbagliasse e che era impossibile raggiungere uno stato di consapevolezza più elevato, figuriamoci qualcosa che potesse manifestarsi anche fisicamente senza nemmeno muoversi. Apparteneva alla categoria di quelle cose che erano, “facile per te dirlo, sei tu il Dreamer”, o “bella idea”, ma “So che a me non succederà mai”.

Qualcosa dentro di me aveva comunque ascoltato e lavorato silenziosamente per raggiungere quell’obiettivo che si era invisibilmente fissato. Proprio ultimamente avevo avuto alcuni momenti in cui mi sentivo completamente affogare nella mancanza di identità, avvertivo la mia graduale perdita di un ruolo definito nell’organizzazione di quelle tante aziende, nuove e vecchie che sembravano tutte al momento di esplodere, ma qualcosa dentro di me aveva lottato per farmi mantenere la testa sopra il mare di preoccupazioni e insicurezza e, come mai mi era successo, quando tutti i  miei business hanno iniziato a funzionare, mi sono sentita volare in alto.
Sicuramente ne è valsa la pena.