Prima educazione e seconda educazione

Leadership is the art of Dreaming

Per poter procedere lungo la via tracciata dalla nostra ricerca e comprendere l’equazione tra leadership e “sogno” non è necessario convincerci di qualcosa di nuovo o cambiare le nostre più genuine convinzioni, né tantomeno dobbiamo aggiungere nozioni e conoscenze a quelle che già abbiamo. All’opposto, dobbiamo scavare, disseppellire, mettere ordine nella soffitta dell’essere. E ascoltarci.

Lo si fa allontanando pregiudizi, accantonando concetti arrugginiti, buttando via idee di seconda mano ed emozioni inutili. E’ un’operazione che è sotto il segno dell’abbandonare e del perdere più che dell’aggiungere. Va sfoltito l’armamentario concettuale ed emozionale che si è lentamente andato formando ed ispessendo nel corso della nostra vita fin da quando, bambini, siamo stati omologati al mondo della superficialità e arruolati d’imperio nell’esercito triste degli adulti attraverso quel lungo, doloroso processo chiamato educazione.

Questo processo va più propriamente ridefinito prima educazione.

La prima educazione inizia dalla nascita. Per essa l’uomo deve molto ai suoi genitori, agli altri adulti, agli educatori, ai maestri ed alla scuola. Ma nel corso della sua evoluzione a individuo un uomo, prima o poi, concepisce il disegno ardito quanto straordinario della propria rieducazione. Gli diventa chiaro che la propria educazione, e la decisione di che cosa mantenere e cosa abbandonare di tutto quello che gli è stato propinato fin dall’infanzia, è cosa troppo importante per affidarla ad altri. Che il senso stesso della vita é assumersi in proprio la responsabilità ed il compito di fermare il mondo e guardarlo con occhi nuovi. Inizia così un altro ciclo di apprendimento che durerà tutta la vita e non potrà più smettere. Esso si chiama seconda educazione.

Per poter avviare la nostra ricerca in questa direzione, ancora totalmente inesplorata, è stato necessario sapere che all’interno dell’uomo, nella invisibilità dell’essere, funziona un’algebra diversa da quella del mondo materiale, un’algebra apparentemente paradossale per la quale per poter ricevere di più bisogna prima perdere. La caratteristica della seconda educazione sta proprio in questo, che essa non richiede l’aggiunta di nozioni e concetti, di altri attaccamenti o nuovi convincimenti, ma, all’opposto, la loro perdita.