Tutto ciò che vediamo e tocchiamo, tutto ciò che percepiamo, i grattacieli della finanza, le piramidi dell’industria, le scoperte ed i raggiungimenti della scienza e della tecnologia, tutto ciò che noi chiamiamo ‘realtà’, non è altro che la proiezione di un mondo invisibile ai nostri sensi, di un mondo delle idee e dei valori che corre verticalmente al piano della nostra esistenza: il mondo dell’essere.
La ricchezza, il benessere e la qualità della vita di un uomo, come quello di una nazione o di una intera civiltà, non dipendono dalla disponibilità e dalla dovizia di mezzi e di risorse materiali ma dall’ampiezza del loro essere. Il modo di sentire, di pensare e di agire, l’altezza delle aspirazioni e l’ampiezza delle idee, quello in cui credono e ciò che sognano, decide il destino degli uomini. Questo spiega perché i paesi più ricchi di risorse naturali sono spesso anche i più poveri e come mai l’arricchimento di un uomo non è condizione sufficiente per sottrarlo al suo destino se non corrisponde ad un arricchimento nell’essere. E’ riconoscibile di fatto l’esistenza di un meccanismo omeostatico che ineluttabilmente riconduce l’avere al livello dell’essere. Un uomo impreparato, anche se temporaneamente favorito da un evento o da circostanze esterne, viene ricacciato nell’antica povertà se l’avere eccede il suo livello d’essere. Questo è vero anche per le nazioni.