7/7/2005

7/7/2005

 

Oggi, tutti coloro che avete incontrato, prima ancora di augurarsi il buon giorno, hanno subito commentato l’attentato di Londra. Nel farlo avevano sul viso una smorfia di dolore. Sembrerebbe che sia stato questo disastro a provocare la loro reazione e che avessero una giusta e sacrosanta ragione per manifestare tutto il loro sdegno. Ma in realtà, è proprio quel canto di dolore, quel malessere che ogniuno di noi si porta dentro a produrre, non solo l’attentato di oggi, ma tutte le sventure che affliggono il pianeta.
Sembra impossibile, eppure non c’ è catastrofe, umana o naturale, che non sia prima avvenuta dentro di noi per poi manifestarsi nel mondo degli eventi. E’ l’ assenza d’ integrità nell’ individuo, un non ‘amarsi dentro’, la vera causa di tanti disastri, calamità, guerre e distruzioni. Per giustificare questa nostra mancanza e sfuggire alle nostre responsabilità di uomini integri ci siamo inventati un nuovo nemico da combattere, ancora più feroce ed invisibile di prima: il terrorismo mondiale.

Questo purtroppo non potrà mai essere vinto se non riconosciamo la sua vera natura in noi: il terrorismo infatti non è altro che il riflesso speculare della paura e della violenza che ci portiamo dentro. Chi realizza questo non può più attentare alla propria vita.

C’ è purtroppo nell’ uomo un’ attitudine distruttiva, un’ attività di autosabotaggio senza posa, un continuo attentare a se stesso e agli altri nel tentativo spasmodico di dimostrare che la morte esiste per davvero e che, come la criminalità, la malattia, la povertà e la vecchiaia, esistono forze così potenti cui nulla si può opporre.