Costituzione e diritto alla felicità

 

Partendo da Filangieri

La European School of Economics “sogna” un’umanità libera e felice, un’economia veramente ricca, un benessere esteso a tutti gli esseri umani di questo pianeta.

La Costituzione italiana è sotto esame e, da quando è stata redatta, sono avvenuti e sono ancora in corso profondi cambiamenti, sia nel sistema economico e politico nazionale che in quello globale.

Elio D’Anna fondatore e presidente del EUROPEAN SCHOOL OF ECONOMICS e autore del libro La Scuola degli Dei (un messaggio etico e filosofico per una nuova scuola) sostiene provocatoriamente che la Costituzione italiana verrebbe riformando per avviare un progetto di emancipazione della società italiana contemporanea, mentre in realtà andrebbe rivoluzionata cambiandone il DNA.

Egli sostiene, sull’esempio del grande personaggio napoletano Gaetano Filangieri, che l’Italia dovrebbe essere una Repubblica fondata sul diritto alla felicità, portando alla ribalta la figura illuminata del filosofo-legislatore. Nel 1776 Filangeiri, insieme a un gruppo di uomini animati da un “entusiasmo” filosofico e civile, nel redigere la Carta dei diritti umani, concepì un principio che non era mai stato rivendicato prima: il diritto alla felicità. L’espressione che tutti credono sia stata coniata da Thomas Jefferson e Benjamin Franklin proviene dall’Italia.

La prima bozza della Dichiarazione recitava: “L’uomo ha diritto alla proprietà”. Questa proposta di John Locke non convinse però Benjamin Franklin, il padre della rivoluzione americana, che inviò una delegazione in Italia, a Napoli, con la bozza dell’Atto di nascita della nuova nazione e il compito di incontrare l’uomo che l’avrebbe completata: Gaetano Filangieri.

Quindi, la Dichiarazione d’Indipendenza americana ha un padre napoletano! “L’uomo ha diritto alla felicità” è un’affermazione sovversiva che ha permesso la creazione e la grandezza del “sogno americano”.

L’articolo 1 della Costituzione italiana recita: L’Italia è una Repubblica “fondata sul lavoro”. Continuiamo a considerare il lavoro subordinato come il lavoro per eccellenza e c’è una diffusa preoccupazione per il crescente aumento della disoccupazione. Si parla sempre della necessità di creare posti di lavoro, ma si dimentica che non è possibile aggrapparsi alla ricchezza degli altri – bisogna produrla.

Per questo motivo nasce una scuola di economia.

La European School of Economics afferma che l’economia è felicità e che c’è un asse verticale agli eventi, un livello superiore, un mondo di idee e valori che si proietta sul mondo dell’economia e degli affari.

Nel motto Visibila ex Invisibilibus, la European School of Economics ha racchiuso il suo messaggio etico e filosofico: se visione e realtà sono una cosa sola, allora il vero cambiamento, la vera innovazione, viene dall’interno dell’individuo. Ancora una volta citando Filangieri: “un momento felice, una vittoria di un giorno può compensare le perdite di diversi anni, ma un errore politico, un errore legislativo può produrre infelicità nel corso di un secolo e può precludere lo sviluppo futuro per i secoli a venire”.

La European School of Economics “sogna” un’umanità libera e felice,
un’economia veramente ricca, basata sul benessere, distribuito a ogni essere umano del pianeta.