Dei comandamenti ricevuti da Mosé sul monte Sinai, il nono e il decimo sembrano sovrapporsi: Non desiderare la donna d’altri. Non desiderare la roba d’altri. In realtà formano un unico comandamento, ribadiscono lo stesso monito: Non desiderare!…
Osservandolo più in profondità questo comandamento si rivela una grande legge economica. Un imprenditore, un leader d’impresa che desidera – non importa sapere che cosa lo mette in quello stato di desiderio – fallisce. Il desiderio ci mette in uno stato di aspettativa. Un leader non può svegliarsi al mattino e attendere che sia il mondo a metterlo al lavoro, a dargli gli input, gli ordini su cosa fare. Un imprenditore, un leader è avanti al gioco, è proattivo: propone, anticipa… sogna.
E’ importante il fatto che entrambi i comandamenti sottolineano che l’oggetto del desiderio appartiene ad ‘altri’, è cioè fuori di sé. Se la donna, la roba, non è d’altri è già tua. Non la stai desiderando, la stai sognando. E il sogno si realizza sempre perchè tra sogno e realtà non c’è un rapporto di causalità. Essi non sono divisi dal tempo. Il sogno è già realtà.
Desiderare invece è nel tempo e tutto quello che è nel tempo è falso!
Nel desiderare c’è la pianificazione, l’affanno, la dolorosità. Il desiderio ci nuoce dentro, ci toglie l’innocenza. Il dolore che sentiamo è una smorfia nell’essere dovuta alla dimenticanza della propria integrità, alla perdita della propria purezza.
Il sogno è invece la proiezione di un riposo… come la domenica che non è un giorno della settimana ma una sospensione del tempo, un’assenza di programmi e piani.
In questo riposo – che è il riposo del guerriero, del creatore – il Dreamer sogna la realtà e le dà forma.
The warrior rests and dreams.
Il sogno dipende solo da te. Il sogno crea ed ama e non ha bisogno di niente e di nessuno per creare ed amare.